Lo scopo dell'imbragatura è quello di consentire al pilota un aggancio sicuro al parapendio, di garantirgli la
possibilità di eseguire le manovre necessarie e, perchè no, di permettergli anche una certa comodità,
indispensabile nei voli di lunga durata.
Per poter essere validamente agganciati è indispensabile che l'imbragatura, di qualsiasi tipo sia, preveda le
spalline, un pettorale e, soprattutto, i cosciali.
I modelli più semplici sono completamente in tela e vengono apprezzati da chi pratica il paralpinismo per la loro
leggerezza (alcuni utilizzano addirittura quelli da roccia, con qualche modifica).
La necessità di sedersi con un minimo di comfort impose, fin dai primi modelli, la presenza di un'asse in
plastica o compensato che, dando rigidità alla selletta stessa evitava la sensazione di "essere appesi". Questi
modelli sono molto utilizzati nei "campi scuola" perchè offrono una certa difesa all'osso sacro in caso di
scivolata od atterraggio men che perfetto.
Chi vola senza lo speed system può utilizzare, per facilitare il raggiungimento di una posizione "orizzontale" (piuttosto comoda ed in grado di offrire una resistenza minima all'aria) e per "sostenere" gli arti inferiori, una piccola sbarra di alluminio (pedalino) sulla quale vengono appoggiati i piedi: una spinta all'indietro e ci si trova in una specie di amaca, beatamente adagiati sul dorso.
Poca fortuna ha riscosso l'imbrago integrale, richiudibile per mezzo di una cerniera, che offre il vantaggio del
tepore (effetto sacco a pelo) e (ma qui si esagera un poco) della aerodinamicità. Certamente infilarsi nell'imbrago
dopo il decollo ed uscirne prima dell'atterraggio divengono manovre un poco più complesse: i vantaggi
iniziano ad essere evidenti dopo alcune ore di volo od in climi estremi (volo invernale in dinamica).
La "selletta di pilotaggio" (detta anche "basculante") è stata studiata per consentire al pilota di
effettuare manovre anche con lo spostamento del proprio peso: si caratterizza per la presenza di 4 (o 6) punti di aggancio
alla vela per parte, anzichè due. Spostando il peso in avanti si riduce l'angolo di incidenza, mentre spostandolo
all'indietro si esercita una maggior trazione sugli elevatori posteriori, cabrando. Le difficoltà di controllo
dell'incidenza ne limitano comunque l'impiego.
Nelle imbragature attuali è quasi sempre prevista la possibilità di utilizzare lo speed system
(fornito con la vela) che tuttavia preclude, ovviamente, l'impiego del pedalino sopra citato.
Debbono poi essere menzionati gli incroci spesso forniti su richiesta (come optional), il cui compito è
quello "cinturare" meglio il pilota, ridistribuendo il carico sugli elevatori nel caso l'assetto venga variato da manovre
o turbolenze.
Una parola a parte meritano le protezioni, sempre più frequentemente incluse "di serie" nell'imbragatura: si tratta di spessori che utilizzano strutture e materiali differenti ma che hanno l'unico scopo di attutire il più possibile ogni impatto distribuendolo, al tempo stesso, all'intera struttura; poichè solitamente aggiungono comodità all'imbragatura, non si vedono buoni motivi per rinunciarvi (solo il costo, peraltro contenuto, e l'ingombro).
Figura 6-3. Le imbragature disponibili.
La regolazione dell'imbragatura (lunghezza dei nastri, lunghezza del pedalino) deve avvenire a terra (mai durante un volo !), appesi ad un idoneo supporto (cavalletto o altro). Si cercherà la condizione più adatta per la propria corporatura e maggiormente comoda, ricordando che deve essere agevole sia raggiungere tale posizione dopo il decollo che rimettersi "in verticale" prima dell'atterraggio.
Le imbragature devono essere conservate in luogo asciutto e periodicamente controllate, verificando ed eventualmente sostituendo le fasce e le fibbie di fermo. La parte che sopporta il maggior carico sono i cosciali (nella fase di decollo e di atterraggio): anch'essi andranno dunque attentamente verificati.