In caso di incidente grave la prima cosa da fare è chiamare immediatamente un mezzo di pronto soccorso.
Esistono ormai sul territorio italiano numerosi centri che dispongono di elicottero per i recuperi difficili ed il loro
numero di telefono dovrebbe essere esposto nei campi di atterraggio o almeno nelle sedi dei Club o delle Scuole.
Se si va a volare in posti nuovi e non frequentati, è utile informarsi dei recapiti telefonici di zona e portarseli
appresso.
In assenza dei recapiti, Polizia e Carabinieri sono in grado di provvedere con discreta sollecitudine (ma è meglio
risparmiare ogni secondo chiamando direttamente le strutture di Pronto Soccorso).
Detto questo può essere importante saper distinguere la gravità della situazione, almeno a grandi linee.
La prima distinzione riguarderà lo stato di coscienza ed è possibile distinguere almeno quattro situazioni:
a) Infortunato privo di coscienza che non reagisce a stimoli verbali o fisici (pizzichi sull'avambraccio, o
sulla guancia): non si può far altro che chiamare il P.S., assicurandosi che le vie aeree del malcapitato siano
libere, in modo che possa respirare: la lingua rivoltata in gola richiede una manovra di estrazione eseguibile
delicatamente con le dita. Si arresteranno inoltre eventuali perdite di sangue dagli arti con legature (uscite a fiotto)
o con tamponi di tessuto (ferite sanguinanti). Ricordiamo che la legatura di un arto deve essere rilasciata, per qualche
attimo, ogni 10 minuti circa.
b) Infortunato privo di coscienza ma che reagisce con movimenti o farfuglii agli stimoli: anche se teoricamente
la situazione può essere meno grave è meglio chiamare il P.S. una volta in più del necessario che
una volta in meno. Valgono le stesse considerazioni di cui sopra.
c) Infortunato privo di coscienza senza che vi siano stati traumi (es. al decollo prima di partire, in atterraggio
dopo alcuni minuti dalla conclusione del volo): è probabile uno svenimento (detto anche lipotimia) causato dallo
stress; se questo è il caso si deve spostare delicatamente il paziente all'ombra lasciandolo giacere su un fianco,
dopo aver rimosso eventuali impedimenti alla circolazione (cinture, girocollo ecc.); eventualmente può essere
utile sollevare un arto ed un braccio per favorire il ritorno di sangue a livello del cuore. Se non si hanno segni di
ripresa in 2-5 minuti chiamare il P.S.
d) Infortunato cosciente: se il trauma è stato forte, tranquillizzare il paziente impedendogli però
di rialzarsi immediatamente; indagare su eventuali sedi di dolore anche verificando gli arti richiedendo lievi movimenti
della punta delle dita di mani e piedi (da arrestare al minimo dolore). In presenza di possibili traumatismi interni
(pallore, fiato corto, sguardo vitreo) chiamare immediatamente il P.S. senza muovere il malcapitato.
Se il paziente è cosciente ed il problema è facilmente identificabile con una delle cause riportate sotto, agire di conseguenza.
è un brusco movimento che supera i limiti consentiti da una articolazione. Tuttavia i capi articolari si riportano da soli nella posizione originaria. è necessario RAFFREDDARE ed IMMOBILIZZARE la parte, in questo ordine. Si userà acqua (se non c'è acqua corrente si fascerà lievemente la parte con tela bagnata e si ventilerà per far evaporare l'acqua). La immobilizzazione va fatta senza stringere troppo ma in modo che l'articolazione non possa muoversi.
In caso di lussazione (detta anche slogatura) i capi ossei non ritornano da soli alla loro corretta posizione ed è necessario ridurli. La manovra (che richiede una notevole energia ed almeno due persone) deve essere eseguita da personale specializzato per evitare ulteriori danneggiamenti dei legamenti. La lussazione è facilmente riconoscibile perchè l'articolazione ha perso la sua forma normale e causa un dolore lancinante (nel caso della spalla, ad es. il braccio risulta abbassato e vi è un infossamento a livello della articolazione).
Si possono avere fratture aperte (con ferita) o fratture chiuse (senza una ferita superficiale). In ogni caso evitare di muovere le parti. Se è presente una ferita, detergerla e tamponarla o legare l'arto se il sangue esce a getto (ricordando di rilasciare la legatura per qualche attimo ogni 10 minuti circa). Nel caso sia indispensabile trasportare il malcapitato per brevi tratti sarà utile immobilizzare l'arto, legandovi ai lati due legni a mo' di 'doccia': questo ha lo scopo di impedire allontanamenti o strappi del moncone fratturato; quindi i legni vanno legati sia intorno alla parte ancora sana che intorno alla parte fratturata, in modo che possano sostenerne il peso.
Ferite agli arti: detergere e tamponare l'eventuale emorragia, condurre poi il paziente al P.S. per una completa medicazione e gli eventuali punti di sutura.
Ferite profonde al tronco: NON MUOVERE l'infortunato ma tamponare la ferita e chiamare immediatamente il P.S. (il paziente rischia una grave emorragia interna).
Ferite profonde al capo: se il soggetto perde sangue da orecchi, occhi o da fratture craniche, la situazione è GRAVISSIMA ! Oltre ad un intervento immediato del PS, in questo caso non ci preoccuperemo della perdita di sangue ma piuttosto di evitare che questo si riversi all'interno della scatola cranica. Quindi, in caso ad es. di perdita di sangue da un orecchio, faremo distendere il paziente con la parte lesa in basso e non in alto!
Ferita all'interno della bocca: far sciacquare delicatamente con acqua e tamponare le ferite con cotone, garze, o tessuto bagnato e pulito (i rischi di infezione, tuttavia, sono relativamente bassi, grazie alla proprietà disinfettante della saliva stessa).
Sangue dal naso: vi è, ovviamente, una certa differenza di gravità a seconda che si tratti di una emoraggia spontanea o conseguente ad un trauma: in ogni caso far reclinare il capo all'indietro invitando il soggetto a deglutire eventuali eccessi di sangue che si riversassero in gola. Come per gli altri traumatismi è utile appoggiare sul naso e sulla fronte un fazzoletto bagnato o del ghiaccio.
Colpo di calore: si manifesta con un aumento della sudorazione e maggior frequenza respiratoria (sintomi compensatori), pallore o anche congestione al volto, eccitazione nervosa con movimenti incoerenti, forte cefalea, accelerazione del battito cardiaco e respiro superficiale. A volte è sufficiente far stendere il soggetto in un luogo più fresco (evitando i bruschi sbalzi di temperatura), fornirgli acqua (non gelata) con zucchero o bicarbonato di sodio (per l'equilibrio idrico-salino).
Un caso particolare è il colpo di sole, dove ai danni della temperatura si sommano quelli dei raggi U.V.: il quadro è simile al precedente, ma aggravato da allucinazioni (miraggi), fotofobia (intolleranza alla luce) fino alla cecità. In questi casi l'intervento sarà più energico: spogliare il paziente e spugnare il capo (non tutto il corpo) con acqua fredda o meglio appoggiarvi borse di ghiaccio. In caso di forte fotofobia bendare il paziente con tele bagnate e rivolgersi urgentemente al PS.
è necessario distinguere tra assideramento (congelamento generalizzato) e congelamento localizzato a qualche
estremità (in genere mani, piedi, orecchie), che è il congelamento vero e proprio.
Assideramento: il primo sintomo è il torpore, che interviene quando i normali meccanismi che tentano di
mantenere normale la temperatura corporea cessano di funzionare (quando, cioè, si riducono i brividi ed i
tremori convulsi); il soggetto non controlla più il proprio corpo e le sensazioni angosciose spariscono. Anzi
in questi attimi sopravvengono allucinazioni piacevoli e sonno, un irresistibile bisogno di sonno (dal quale non ci si
risveglia più).
Il soggetto non deve essere immediatamente trasportato in ambiente troppo caldo, per evitare squilibri circolatori. Eventualmente si toglieranno le vesti (se bagnate) e si frizionerà il corpo con spugne asciutte ed energicamente. Appena possibile il soggetto verrà fatto camminare e gli si somministreranno bevande calde: ottimi il caffè ed il the molto zuccherati.
Non somministrare alcoolici che, pur fornendo sostanze energetiche, vengono bruciati molto rapidamente e deprimono i centri nervosi.
Congelamento vero e proprio: è possibile distinguere tre stadi.
I Stadio: la zona è pallida e fredda, si avvertono formicolii e punture; la pelle diviene bluastra per
la stasi venosa.
II Stadio: si formano piccole vescicole piene di siero (flittene) di color rosso lacca; se il freddo persiste
questo stadio dura poco tempo, evolvendo rapidamente nel terzo.
III Stadio: la circolazione del sangue si arresta del tutto ed i tessuti muoiono (necrosi); a questo può
seguire la gangrena che impone il taglio delle parti infette.
Nel I stadio sarà sufficiente frizionare le parti colpite fino a riattivare la circolazione; nel II si dovranno immergere le parti colpite in acqua tiepida (36-37<198> C) facendo attenzione a non ledere le bolle; il III stadio richiede un intervento specialistico.
Mentre si attende l'arrivo del P.S. che sarà stato avvertito di portare il siero apposito, si procede come segue:
Queste manovre si compiranno se l'attesa stimata per la somministrazione del siero supera i 30-35 min.
Il trattamento delle ustioni, specie se estese, è assolutamente specialistico, infatti la cute lesa non ha più poteri di difesa e diviene facilmente attaccabile dai batteri. Per tali motivi il nostro unico intervento si limiterà ad una accurata e delicata pulizia della ferita.
Le lesioni da corrente elettrica sono sostanzialmente delle ustioni e come tali saranno trattate; tuttavia vale la pena di fare alcune considerazioni particolari valide soprattutto per i deltaplanisti che collidono con cavi di alta tensione. I cavi stessi vengono messi in corto circuito dalla strutture metalliche del delta e, normalmente, la corrente salta. L'Enel, tuttavia, in mancanza di avvisi tempestivi, ridà corrente nel giro di 3-5 minuti e solo se questa salta nuovamente dispone una uscita di verifica. Quindi è imperativo non avvicinarsi ai cavi neppure se in quel momento non c'è corrente. Se si tratta di cavi ad alta tensione non c'è modo di rimuovere il malcapitato senza esporsi ad una scarica (l'alta tensione infatti è in grado di polverizzare un eventuale legno utilizzato allo scopo) fino all'intervento dei pompieri (subito avvisati); se invece si tratta di tensione normale (220-380 volt), è possibile usare legni sufficientemente lunghi (almeno 1 metro, meglio di più) per tentare di staccare il soggetto. In nessun caso si toccherà l'infortunato nè si utilizzeranno corpi metallici (per quanto rivestiti), poichè l'unico risultato che si otterrebbe sarebbe quello di avere due infortunati, anzichè uno.
Se si dovesse presentare la necessità di trasportare un ferito che riesce a camminare a stento, il modo migliore consiste nel mettersi al suo fianco, dalla parte della ferita, e cingergli la vita facendo passare il suo braccio sopra alle proprie spalle. Se fosse necessario trasportare un ferito che non può camminare è possibile allestire una semplice e robusta barella con due giacche a vento e due bastoni: infilare i bastoni nelle maniche delle giacche e legare insieme i cordini antivento inferiori. In alternativa è possibile formare un seggiolino con della tela annodata ad anello e adagiarvi sopra il soggetto.
Se vi capita di assistere ed aiutare un infortunato fino a che questo viene trasportato via in ambulanza, c'è
ancora qualcosa che potete (e dovete) fare per lui: raccogliete i suoi effetti personali ed oggetti lasciando i più
ingombranti in un luogo sicuro ed assicuratevi che siano stati avvertiti i parenti.
Come potete intuire da quanto letto sarebbe estremamente utile possedere qualche nozione (ben superiore a quelle riportate
nel presente capitolo) di Pronto Soccorso: non è dunque tempo sprecato quello trascorso seguendo uno dei tanti
corsi che Provincia, Regione ed USSL fanno praticamente sempre e gratuitamente. Fino a quel momento ricordate che le
massime probabilità di fare del bene le avrete chiamando immediatamente il PS ed astenendovi (ed invitando gli
astanti ad astenersi) da manovre immediate ed incongrue.